Lo
sapevi che [indietro]

|
Qualcuno ha sentito parlare di This.?
E’ un piccolo (per il
momento) social network che permette ai propri utenti
di condividere un solo link al giorno. Ci sta lavorando da un paio di
mesi Andrew Golis, un imprenditore che lavora con Atlantic Media. |
This. è solo a inviti ed è aperto a un pugno (crescente) di gente dei media.Ma la settimana scorsa – racconta Caroline O’Donovan su Niemanlab.org – Golis ha deciso di spiegare a un pubblico più vasto qualcosa di più sul progetto.
This. è un tentativo di costruire qualcosa partendo dalle ribellioni contro ‘’The Stream’’
(la grande corrente, come negli Usa viene definito il web, ndr) che
stanno spuntando dappertutto. A noi fa molto piacere che le persone di
cui abbiamo fiducia ci segnalino dei contenuti, ma non possiamo tenere
il passo, ci sentiamo costantemente distratti, e siamo sempre più
consapevoli di come la “attualità” sia una definizione primaria di
valore. La moda un po’ retro delle newsletter, il successo delle comunità di nicchia centrate sul #longform; la tendenza del giornalismo esplicativo, Clickhole: sono tutte reazioni alle nostre frustrazioni con lo Stream. This.
è un tentativo di costruire una piattaforma dove l’ influenza proviene
dal gusto invece che dal volume (sia nella quantità che nel tono della
voce).
La mossa chiave di This. – un accesso limitato a una
piattaforma può effettivamente elevare il tono del dialogo digitale – è
intrigante. “Uno dei grandi vantaggi dell’ uno-al-giorno è che accresce
la percezione del valore, sia nella persona che condivide, sia in chi
accede al contenuto’’, dice Golis.
Quest’ ultimo ama usare una metafora da libreria digitale per descrivere cosa sia This.
– un posto per raccogliere e visualizzare dei media. Ma, come sappiamo –
osserva O’Donovan – , gli scaffali di casa servono spesso più per
mostrarli i libri che per leggerli. L’ idea che i tuoi amici o i tuoi
giornalisti preferiti non hanno altra scelta, devono per forza
condividere i contenuti migliori e più raffinati potrebbe
definitivamente zittire le voci secondo cui non stiamo precondizionati a
pensare a questo come a una “cosa buona”. Questo tipo di elitarismo
incidentale è la naturale conseguenza del ‘’Filter bubble dilemma’’ (‘’termine
introdotto da Eli Pariser nell’omonimo libro per indicare una bolla che
ci restituisce l’immagine di un simulacro della realtà, una realtà a nostra immagine e somiglianza’’, Vincos.it, ndr ), ma – sostierne l’ articolo di Niemanlab – ne vale la pena, sperimentando se il “gusto” sia davvero una buona cosa.
Così, Caroline O’Donovan ha chiesto ad alcuni degli utenti beta di This. (fra cui c’ è anche lei) che cosa ne pensavano e le valutazioni sono state per lo più positive. Jenna Wortham, del New York Times, dice che la ‘’incoraggia ad assimilare”, anche se i link condivisi erano “più strani” e “meno attesi”. Alexis Madrigal ( The Atlantic) vede This. come parte della più ampia tendenza verso una sorta di ‘’rallentamento’’ di Internet, rispetto a progetti come Electric Objects e Cowbird. Elizabeth Green (Chalkbeat)
utilizza il sito per segnarsi (bookmark) degli articoli da leggere
successivamente, ma dice che le piace molto anche la barra in alto del
sito che consente alle persone di condividere. “Vado sul sito quando ho
il tempo di leggere qualcosa e non voglio leggere stronzate”, aggiunge.
Costruire una rete sociale destinata a far emergere contenuti di alta
qualità sembrerebbe adattarsi in pieno allo stile di Atlantic Media, una
società che ha ampliato negli ultimi anni i confini di ciò che ci si
può aspettare da un editore tradizionale, per la sua strategia web
aggressiva e per le sue scelte in termini di creatività dei servizi e di
successi economici. Il nuovo progetto di Golis – secondo il Ceo di Atlantic Media, Michael Finnegan,
è una occasione per saperne di più sulla distribuzione nei social, pur
mantenendo inalterata la loro fisionomia di alto livello, cosa che –
segnala Niemanlab – ha convinto i vertici del gruppo a finanziare il
progetto.
“Siamo interessati a qualsiasi tipo di opportunità innovativa che
contribuisca al nostro obiettivo principale, quello di produrre grandi
contenuti”, dice Finnegan. “Direi che in generale i vertici del gruppo
hanno la convinzione che avremmo potuto produrre dei contenuti di alta
qualità’’.
Golis vuole che This. diventi il social network che
non si controlla nel mezzo della giornata lavorativa, ma nella fascia
serale, quando uno si distende, e al posto di una rivista. “L’ idea mi è
venuta quando stavo descrivendo ad un mio collega la mia ossessione per
convincere la gente a raccomandare i link alle 8 di sera, invece che di
giorno, mentre le ersone sono una comunità annoiata-al-lavoro – spiega
Golis -. Stavo dicendo che vorrei ricevere ad esempio una mail da Ta-Nehisi (un famoso giornalista di The Atlantic, ndr) ogni sera alle 8 con un solo link, e mi è venuto in mente ‘This.’ “.
La rete – racconta O’Donovan – si alimenta con una newsletter, che
viene curata da Golis. Va online nelle ore dopo il lavoro e contiene
cinque dei suoi link preferiti. L’ email è popolare tra i beta tester,
con un tasso di apertura oltre il 50%. E secondo Golis la posta
elettronica è un buon promemoria per controllare cosa viene scritto, una
strategia utile per raggiungere gli utenti a sviluppare l’ abitudine.
(fonte:www.lsdi.it)
|

|

|